La nascita dei social media e la comunicazione 2.0
Navigare su internet, fare le nostre ricerche su Google o chattare con gli amici, ormai è per noi qualcosa di quotidiano e su cui non riflettiamo più di tanto. È parte della nostra routine giornaliera e probabilmente non passa giorno in cui non apriamo il nostro social network preferito anche solo per scrollare la home.
Ma qualcuno ricorderà che non è sempre stato così.
Gli inizi del web infatti, quello che viene chiamato web 1.0, era un tipo di web “passivo”, in cui gli utenti navigavano su internet ma non interagivano con altri utenti e rimanevano perlopiù nella loro bolla. Era una sorta di archivio: si cercavano e si leggevano le informazioni che conteneva, ma niente di più.
La svolta si ha con il web 2.0 che, contrariamente a quanto si possa pensare, arriva prima del previsto: il progenitore dei moderni social media è infatti SixDegrees, creato da Andrew Weinreich nel 1997. Questo social network si basava sulla Teoria dei Sei Gradi di Separazione elaborata da Stanley Milgram: secondo lo psicologo tutti gli uomini sulla Terra sono connessi tra di loro attraverso almeno 5 conoscenti.
L’obiettivo era principalmente quello di far conoscere le persone senza rischiare quello che oggi chiameremo catfish, ovvero le truffe online con profili falsi. Si potevano infatti verificare tutte le informazioni sui profili attraverso gli amici (e gli amici degli amici) e conoscere persone simili anche dal punto di vista socio-economico.
A SixDegrees seguirono diversi social network come Friendster, MySpace, Msn o le piattaforme di forum online e avevano tutti la particolarità di permettere l’interazione tra utenti, che fino a quel momento non era possibile.
Tra i più famosi oggi troviamo Facebook (nato nel 2004), Linkedin (2002), Twitter (2006), YouTube (2005), Tumblr (2007) e alcuni più nuovi come Instagram (2010), Pinterest (2010), Snapchat (2011), Twitch (2011) e TikTok (2016).
Gli utenti di ieri e gli utenti di oggi
Come abbiamo già detto, le prime esperienze sul web erano di tipo passivo, di ricerca e lettura.
Dopo i forum e i siti web con possibilità di commentare, la vera svolta in Italia è arrivata con Facebook, che qua si è diffuso ufficialmente nel 2008. Ma chi erano gli utenti che popolavano Facebook più di una decade fa?
Possiamo affermare, dall’esperienza di chi ha dai 25 anni in su, che nei suoi primi anni Facebook vantava un gran numero di giovani tra gli iscritti, anche minorenni, in quanto era uno dei pochi social network utilizzati in Italia e la sua diffusione era anche dovuta al passaparola dei millennials che erano cresciuti con il web e si ritrovavano nella piena evoluzione dal web 1.0 al web 2.0.
Facebook era quella piattaforma online in cui condividere foto, video, post divertenti e ogni tanto anche seri con i propri amici – e magari farsi un po’ anche i fatti loro.
Negli anni, anche la Generazione X e i baby boomers hanno iniziato a iscriversi a Facebook, ma la loro iscrizione è andata di pari passo con la riduzione delle iscrizioni di giovani utenti, la Generazione Z (o zoomers), e ha diminuito di molto l’utilizzo della piattaforma da parte dei millennials.
Una ricerca di marzo 2021 condotta da Facebook Inc. dimostra infatti come gli utenti che passano più tempo su Facebook e creano più contenuti siano gli over 30, mentre la fascia di ragazzi dai 13 ai 17 anni lo usa pochissimo e a volte non ha nemmeno un profilo registrato.
Nonostante le numerose ricerche, gli impiegati di Facebook non sono riusciti a darsi una spiegazione a riguardo.
Nonostante non si sia ancora trovata una ragione specifica per questo fenomeno, è facile notare come la Generazione Z prediliga i social media più “visuali” come Instagram, TikTok, Twitch o Snapchat e utilizzi sempre meno piattaforme come Facebook o Twitter. TikTok in particolare ha superato da poco la soglia del miliardo di utenti iscritti, ma purtroppo non abbiamo dati e percentuali riguardanti gli utenti sotto i 18 anni.
I nuovi social media e la Generazione Z
Quale potrebbe essere il motivo per cui le nuove generazioni preferiscono social media come TikTok, Instagram, YouTube o Twitch?
Prima di tutto, dobbiamo considerare che tutti coloro che fanno parte della Generazione Z sono nati e cresciuti nell’era digitale. Ciò significa che nella loro vita internet, il web e anche i social media sono sempre esistiti. Se i millennials sono cresciuti insieme al web e sono testimoni del suo sviluppo e del suo cambiamento, gli zoomers sono arrivati quando il cambiamento era già in atto e si sono ritrovati nel bel mezzo del web 2.0.
Il web 2.0 è forse ciò che più aiuta le generazioni di giovani ad esprimersi, a trovare la propria strada, a trovare i propri punti di riferimento e i propri role model, ad avere una visione più ampia sul mondo.
Gran parte della Generazione Z, infatti, non solo preferisce acquistare online piuttosto che fare una passeggiata tra i negozi, ma dà molto valore alle opinioni di chi “incontra” online, che può avvenire attraverso passaparola, commenti casuali o, il più delle volte, consigli dagli influencer. È proprio in quest’era, infatti, che nasce la figura dell’influencer, quell’individuo capace di attirare persone nella propria cerchia con carisma e accurata pianificazione e che riesce a creare attorno a sé una community che condivide certi valori e ideali. Ovviamente, i brand hanno capito subito che questa figura li avrebbe aiutati ad attirare quella fascia di pubblico che sembra sempre più difficile da convincere.
Inoltre, il web 2.0 e i social network aiutano i giovani utenti anche a stabilire un vero e proprio contatto con queste celebrità. Non solo gli influencer, infatti, ma anche gli streamer, ovvero coloro che trasmettono video in diretta su piattaforme come Twitch, basano gran parte della loro strategia sull’engagement, rispondendo ai commenti di chi li segue in forma scritta o in diretta. Questo rende gli utenti partecipi della vita di queste star e li fa sentire parte di una community che diventa ogni giorno più grande e più unita.
Molti zoomers vengono anche attirati dalla possibilità di creare content in modo semplice: grazie a TikTok o alle storie e ai reel di Instragram (ora passati anche a Facebook) si possono creare video di pochi secondi, anche facendo le cose più semplici, e il giorno dopo ritrovarsi nella lista delle celebrità più famose del web.
L’idea di creare delle “storie” che rimangono online solo per 24 ore è un altro degli elementi che attira gli utenti più giovani, che possono creare e ricreare contenuti senza mai stancarsi, ma soprattutto li invoglia a passare più tempo all’interno del social. Conosciamo tutti questo meccanismo grazie a Instagram, ma in realtà il vero precursore è Snapchat: questo social network si basa sulla pubblicazione di foto o video che scompaiono automaticamente dopo 24 ore e con i quali si può interagire attraverso la chat.
Una delle piattaforme più nuove e più attraenti per la Generazione Z è la sopracitata Twitch, un social media che si basa totalmente sulle dirette live. Gran parte dei content creator in questo canale sono gamers professionisti, che si registrano mentre giocano sul loro computer. Ma su questa piattaforma si possono trovare live su qualsiasi argomento e per poterlo fare basta un computer, una connessione internet e un po’ di simpatia.
Tutto ciò è molto importante particolarmente nel periodo storico in cui ci troviamo, in cui essere connessi online non solo con gli amici ma con chiunque è alla base delle nostre necessità.
I social media preferiti della Generazione Z
Molti si sono chiesti come fare colpo sulla Generazione Z e ritengono che sia più difficile, da un punto di vista del marketing, attirare la loro attenzione. Il primo passo è senza dubbio trovare il canale giusto.
Ecco tre dei social media preferiti dalla nuova generazione.
Instagram ha ormai più di dieci anni di vita e, in termini di social network, si può sicuramente considerare longevo. Negli anni, però, ha subito diverse modifiche, che consistono perlopiù nell’aggiunta di nuove funzionalità.
Instagram nasce come social media “delle foto”, una piattaforma dove si pubblicano esclusivamente foto e l’unica forma di testo sono le didascalie o i commenti ai post.
Negli anni, oltre ad aggiungere anche i video tra le opzioni, Instagram ha preso come modello Snapchat e ha permesso agli utenti di creare delle storie, ovvero post della durata di pochi secondi e che si cancellano automaticamente dopo 24 ore, che possono essere sia foto, che video, che testo (sempre su uno sfondo a mo’ di immagine). Da poco, per adattarsi al fenomeno TikTok, Instagram ha anche aggiunto la funzionalità dei reel, ovvero veri e propri video in una sezione a parte, che non hanno né limiti di durata né di tempo.
I giovani hanno quindi ritrovato anche su Instagram una funzione che ha portato TikTok ad essere il social più famoso della loro generazione.
TikTok
Di origine cinese con il nome di Douyin, TikTok ha spopolato nel mondo occidentale da qualche anno e si è subito distinto da tutti gli altri social media per la particolarità di essere una piattaforma che permette solo la pubblicazione di brevi video.
Qualcuno forse ricorderà Vine: l’idea è la stessa. Brevi video divertenti che molto raramente superano il minuto di lunghezza, in cui gli utenti possono sbizzarrirsi con i contenuti. È un social media che si basa molto sulla personalizzazione dei contenuti e le preferenze degli utenti: la sezione per te infatti ci propone dei video che potrebbero interessarci sulla base dei profili che seguiamo o dei video che guardiamo.
È facile capire perché gli zoomer siano attratti da questa piattaforma: basterebbe scrollare nella homepage per due minuti per renderci conto della varietà di contenuti che questi video ci propongono. Troviamo tutorial, video informativi di qualsiasi tipo, parodie, video divertenti, video di animali o semplicemente di persone che ballano. Chiunque può cimentarsi nella creazione di un tiktok, e proprio questo è pane per i denti dei giovani che vogliono esprimersi e divertirsi.
Twitch
Pur condividendo il principio di Instagram e TikTok, Twitch lo declina in modo diverso. È infatti una piattaforma streaming, in cui si possono visualizzare video in diretta anche della durata di ore.
Il fenomeno Twitch è forse uno dei più recenti ma che utilizza una tecnica già da tempo collaudata, che potrebbe ricordare quella dei programmi televisivi. Alcune live di Twitch, infatti, durano molto tempo e fanno da sottofondo alle giornate di chi le guarda.
I contenuti privilegiati su questa piattaforma sono le live dei gamer, ma possiamo trovare video di qualsiasi tipo: l’importante è che intrattengano.
Essere uno streamer su Twitch può portare un grandissimo numero di followers e spettatori e le aziende l’hanno capito bene: mostrare il proprio logo o la propria ad su un video di uno streamer molto seguito è di sicuro una buona tecnica per attirare l’attenzione della Generazione Z.