Blockbuster e Netflix a confronto
Abbiamo parlato in precedenza sia di Blockbuster che di Netflix e di come Blockbuster sia rimasto indietro, banalmente, per la sfiducia nelle nuove tecnologie del suo CEO.
Blockbuster nasce negli anni ‘80 dall’imprenditore David Cook come un negozio di noleggio di VHS e DVD e in poco tempo si trasforma nella catena di noleggio più grande d’America, espandendosi anche all’estero.
Le strategie di marketing vincenti per Blockbuster sono state due: la possibilità per i clienti di ricevere i film a casa direttamente per posta e, successivamente, il programma di iscrizione online che garantiva a chi si iscriveva la possibilità di noleggiare un numero illimitato di film.
Ma, forse più importante, è stata la comunicazione all’interno dei negozi: la vendita sia di film che di gadget e snack, prometteva, a chiunque entrasse nei negozi Blockbuster, un’esperienza come al cinema, ma a casa propria.
Anche Netflix nasce come servizio di noleggio di film e videogiochi, ma l’idea dei fondatori Reed Hastings e Marc Randolph era quella di creare “un Amazon di qualcosa”. Netflix nasce quindi come sito web e non come negozio fisico.
La strategia di marketing iniziale prevedeva l’invio dei film per posta pagando solo 6$. Successivamente questa formula si trasforma in un abbonamento mensile con cui poter noleggiare anche più film alla volta. È una strategia che funziona e che porta Netflix a più di 10 milioni di abbonati nel 2009. Grazie anche alle tecniche di comunicazione basate sulla customer experience, Netflix oggi registra più di 200 milioni di abbonati nel mondo.
Il brand repositioning e la sua importanza nel marketing
Oggi tutti sanno che, mentre Netflix continua a crescere e ad espandersi, Blockbuster ha chiuso i battenti già da un bel po’. I motivi possono essere vari: strategie di marketing efficaci da un lato e inefficaci dall’altro, comunicazione personalizzata e precisa per un’azienda e completamente sbagliata per l’altra e così via. Ma il motivo principale sembra essere la diversa visione di brand repositioning delle due aziende.
Il brand repositioning è quella strategia di marketing per cui un’azienda rivede il proprio posizionamento, modificando la comunicazione e la percezione che i consumatori hanno della marca e attuando cambiamenti nel mercato, anche con l’aggiunta di nuovi prodotti e servizi.
Netflix si rinnova e si riposiziona nel mercato
È ciò che ha fatto Netflix in due occasioni. Nel 2007, da semplice sito web per il noleggio di DVD, Netflix si trasforma in un sito di streaming, aggiungendo l’opzione “Watch now” grazie alla quale gli abbonati potevano guardare film online direttamente sul proprio computer. Nel 2013, Netflix inizia un altro processo di brand repositioning che la porta a diventare una casa produttrice di film e telefilm: con la prima serie Netflix Original, House of Cards, la piattaforma guadagna circa 3 milioni di nuovi abbonati.
Il brand repositioning è una strategia di marketing fondamentale per le aziende, che gli permette di stare al passo con i tempi, adattandosi a nuovi target, a nuove tecnologie e alle nuove domande del mercato. È questo, probabilmente, il vero e proprio motivo per cui oggi Blockbuster non esiste più. Nel 2000, infatti, Netflix si era offerta di comprare Blockbuster per ben 50 milioni di dollari, ma il CEO dell’epoca, John Antioco, rifiutò. L’errore principale di Antioco fu quello di non credere nelle nuove tecnologie: pensava che lo streaming non avesse un futuro in quel campo e che i negozi di noleggio sarebbero andati avanti per ancora molto tempo.
Oggi, lo streaming online è sempre più diffuso nell’industria cinematografica e televisiva: non solo piattaforme come Netflix o Prime Video, ma anche i canali TV hanno i propri siti on demand (per esempio Rai Play o Mediaset Infinity). Inoltre, in tempi difficili come quelli della pandemia, i siti di streaming hanno aiutato le case di produzione, permettendo l’uscita di nuovi film online anche quando i cinema erano chiusi in tutto il mondo.