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Emoji e SEO: come e perché le “faccine” aiutano a posizionarsi

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23 Febbraio 2020

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[vc_row][vc_column][vc_column_text]Per alcuni irriducibili della scrittura le emoji sono uno spauracchio. Le “faccine” che trasmettono emozioni si relegano al rango di simbolo addizionale durante le conversazioni sulle piattaforme di messaggistica istantanea. Questo però può essere un’errore a livello di posizionamento e indicizzazione: emoji e SEO, infatti, vanno molto più d’accordo di quanto si pensi.

Non solo: l’utilizzo delle emoji aumenta anche sensibilmente il CTR (Click Through Rate) ovvero il rapporto fra il numero dei click generati da un annuncio e il numero delle volte in cui l’annuncio stesso è stato visto.

Crescita e diffusione delle emoji

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Ma procediamo per gradi. Le emoji sono nate nel 1999 per mano di Shigetaka Kurita in Giappone che le usava per accompagnare dei brevi testi. L’avvento degli sms e delle prime chat room ha contribuito alla loro diffusione e al loro perfezionamento.

Nel primo decennio del 2000, le emoji sono diventate imprescindibili, e già nel 2015 accompagnavano la gran parte delle didascalie dei post sui social. Nel 2018, l’uso delle emoji nel marketing è aumentato del 775%. Nello stesso anno, gli studiosi linguistici hanno iniziato a tenere dei seminari internazionali sulla comprensione e le applicazioni delle faccine.

Nel 2019 si contavano ben 3.019 emoji nell’ultima versione di Unicode standard 12.0. Alla fine di gennaio 2020 si è reso noto l’arrivo di ulteriori 117 emoji che si potranno usare su WhatsApp, Facebook, Twitter e sugli altri social.

Emoji e SEO, prime applicazioni

emoji per il seo 2

Dunque, le emoji sono in crescita costante, e questo significa che sono più usate. Partendo da questo presupposto, possiamo intuire che sono anche cercate da un numero sempre maggiore di utenti. Ma non solo. Nel 2015 una ricerca condotta da AdWeek ha dimostrato che, su un campione di 1000 persone oltre 36% di utenti preferisce i brand che utilizzano le emoji.

A questo punto è facile fare due più due e capire perché un colosso come Google ne abbia compreso la potenzialità. Alla fine del 2015, il motore di ricerca cominciò a riconoscere le emoticon e iniziò a indicizzarle per i risultati di ricerca. Fu proprio per questa ragione che quell’anno la 20th Century Fox creò un pacchetto emoji ad hoc per pubblicizzare il film Deadpool.

Le emoji iniziarono a spostarsi anche sugli annunci su Google. E gli annunci ottenevano successo. Migliaia di inserzionisti, così, iniziarono a copiare la strategia della 20th Century Fox e notarono un più immediato successo dei propri annunci. Come mai? Semplice, perché la singola emoji veniva interpretata (e accade ancora oggi) come un valore aggiuntivo, che rafforza le parole chiave.

Studi e ricerche su Emoji e Seo

emoji per il seo 4

Nel 2018 uno dei Search Engine Marketer più influenti al mondo, Larry Kim ha dimostrato con uno studio come gli emoji migliorano sensibilmente la campagna di Google Adwords. Fece due annunci su un lotto di gomme a forma di animali: il primo recitava “Bulk Animals Erasers 🐼🐧” e il secondo diceva semplicemente “Bulk Animals Erasers”, senza alcuna emoji.

Kim dimostrò che con gli emoji il CTR era aumentato del 331% e la posizione si era alzata da 1,8 a 1,3. Con il tempo, ci si rese conto che le queries basate sulle emoji restituiscono contenuti simili a quelli testuali, ma chiaramente privilegiano i contenuti che contengono l’emoji cercata con il titolo.

Questo significa che se l’emoji resta impressa nell’utente e quest’ultimo andrà a cercarla su Google, tutti i risultati che la contengono verranno privilegiati e balzeranno immediatamente alle prime posizioni della ricerca.

L’arte di usare le Emoji con parsimonia

Esattamente come non si dovrebbero forzare le parole chiave, non si deve mai forzare l’uso delle emoji. Se è vero, da una parte, che Google premia i contenuti che le contengono è anche vero che bisogna saperle usare in maniera strategica.  Google rileva l’uso delle emoji e applica il criterio di pertinenza, utilità e arricchimento. Le faccine utilizzate devono dunque essere:

  • attinenti al testo e mai fuorvianti;
  • utili e mai eccessive;
  • divertenti e coinvolgenti e mai colpevoli di distogliere l’attenzione dal contenuto.

È inoltre consigliabile non usarle nel corpo del testo o nei titoli 2 e 3, ma solo nel titolo e nelle meta descrizioni. Per quanto riguarda il titolo Google (almeno fino al prossimo cambiamento) premia il posizionamento alla fine del testo, mentre nelle meta descrizioni è consigliabile usarne almeno una all’inizio.

Emoji, SEO e brand identity

In senso più ampio, l’uso delle egli emoji non aiuta solo a posizionare ma anche a distinguersi nella ricerca e ad attirare gli utenti. L’uso delle faccine rende l’annuncio (o il contenuto) riconoscibile, evidenziando ancora di più la brand identity o la personalità del sito.

In più, le emoji giocano un ruolo anche in termini di target: non solo attirano buona parte dei millenials e della generazione Z, ma permette anche agli utenti meno esperti di avere un’idea immediata del contenuto o del prodotto che Google restituisce tra i suoi primi risultati.

Quali sono le emoji più efficaci per il SEO?

Anche se non esistono delle emoji che permettono di posizionarsi subito al top delle ricerche – d’altronde non esiste una formula magica – una ricerca dell’American Psychological Association ha stabilito che alcune hanno più peso di altre per una questione di popolarità, attrattiva e invito al clic.

emoticon piu usate

Come appare dalla tabella, si tratta di emoji completamente diverse tra loro. C’è però da tenere in considerazione un fattore fondamentale: ognuna di queste emoji risulta inutile se Google non la ritiene pertinente al contenuto testuale. Meglio dunque optare per una faccina meno famosa ma più pertinente e sperare che ottenga il risultato desiderato.

Emoji 2020: cosa c’è nel pacchetto Unicode in arrivo

Sapendo che le emoji possono aiutare con il SEO diventa necessario rimanere sempre aggiornati sui pacchetti che vengono periodicamente approvate dal consorzio Unicode. Nel corso del 2020 sarà rilasciato il pacchetto 13.0, che amplia ulteriormente il concetto di comunicazione con le faccine.

Tra i simboli rilasciati, infatti, ci sono alcune parti del corpo umano (cuore e polmoni), uomini e donne di varie etnie vestiti di sposa o che allattano bambini, bandiere riguardanti le preferenze sessuali, nuovi alimenti (mirtilli, olive, bubble tea, peperone) e vari attrezzi e utensili.

Le emoji seguono mode, ideologie e flussi di pensiero: si adeguano ai tempi e ai cambiamenti che richiedono, rimanendo sempre al passo. L’emoji marketing, tuttavia, è ancora un campo poco esplorato: va da sé, dunque, che bisogna fare ancora diversi tentativi per riuscire a capire come sfruttarle al meglio, senza scadere nel banale o ricevere penalizzazioni.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

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