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Paura del dissenso: ecco come i social network ci guidano all’omologazione

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28 Agosto 2014

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[vc_row][vc_column][vc_single_image image=”7894″ img_size=”full” alignment=”center”][vc_column_text]Sui social network saremmo disposti all’autocensura. Questo è quanto emerge da uno studio dal nome abbastanza evocativo “I social media e la spirale del silenzio” condotto dal Pew Research Center.
Lo studio prende il via da una teoria del 1974 della studiosa tedescaElisabeth Noelle-Neumann che descrive come si sia propensi ad evitare di esporre le proprie considerazioni in presenza di interlocutori con idee differenti dalle nostre e quando si ritiene la nostra posizione minoritaria.

Ebbene, questa teoria sembra essersi rivelata ben più valida sui social network. Secondo lo studio, ad esempio, l’86% degli americani si è dichiarato disposto a parlare del datagate nella vita reale. Solo il 42%, invece, sarebbe disposto a farlo sui social e preferibilmente non in prima persona.

Gli utenti che ritengono di avere tra i propri contatti persone che condividono le proprie posizioni sarebbero maggiormente disposti ad esporre le proprie idee. Utilizzando frequentemente i social network diventeremmo inoltre meno propensi ad esporre le nostre idee anche nella vita reale.

Una sorta di autocensura cui inconsapevolmente ci costringiamo.

Naufragato il sogno di quanti vedevano nell’avvento dei social uno strumento di libertà incondizionata ed incensurabile. Seppur ufficialmente non venga posta alcuna censura esterna, la popolarità sui social network inizia ad acquisire un’importanza sempre maggiore.

Dietro uno schermo il mondo assume tinte e colori differenti. Tutto viene accentuato. Anche le critiche, le polemiche e gli insulti. Nel mondo virtuale le critiche sono spesso più feroci che nella vita reale ed è molto più semplice che un singolo insulto spropositato inizi a generare altri commenti negativi.

Da strumento di libertà potrebbero trasformarsi nel migliore mezzo di omologazione. Nel corso della storia, in tanti hanno tentato di omologare opinioni e censurare le idee contrarie o “scomode”. Spesso furono utilizzati mezzi coercitivi molto forti, dichiaratamente censori.

Oggi la censura assume una forma evanescente, inconsapevole e per questo decisamente più pericolosa.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

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