[vc_row][vc_column][vc_column_text]Quelli che stiamo vivendo sono, indiscutibilmente, tempi di profonda incertezza. La diffusione del Covid-19 ha scatenato il cosiddetto effetto domino: prima l’infodemia, poi il panico e la quarantena. Adesso è forte la paura del futuro: Coronavirus e crisi economica sono legati, per via della chiusura sempre più stringente delle attività commerciali e industriali.
Se è vero che l’obiettivo che ogni azienda deve porsi è quello di resistere alla tempesta, è altrettanto vero che i provvedimenti presi finora dal Decreto “Cura Italia” non sono e non saranno sufficienti a contenere i danni. È per questo che si stanno succedendo diverse ipotesi alternative, in ultimo la proposta dell’economista della Bocconi Gianmario Cinelli, che ha parlato per la prima volta di “reddito di quarantena”.
Quando finirà la quarantena?
Ma andiamo per ordine. Non occorre essere degli acuti osservatori del contemporaneo per rendersi conto che a suggellare il legame tra Coronavirus e crisi è stata, in prima battuta, la quarantena. Già dopo la prima settimana si sono registrati forti cali per tutte le attività (fatta eccezione per i supermercati e i discount).
Con il provvedimento di sabato 21 marzo, tutte le attività ritenute non essenziali hanno dovuto chiudere i battenti. Questo porta, chiaramente, a un maggiore contenimento e a una migliore gestione dell’emergenza epidemiologica. Ciononostante sarebbe sciocco non capire che conduce, inevitabilmente, a una crisi economica di proporzioni colossali.
A questo va a sommarsi la prospettiva di durata della quarantena, che in base alle stime (provvisorie) dell’Istituto Superiore della Sanità e a quanto accaduto a Wuhan, potrebbe protrarsi almeno fino a fine maggio. Questo, ovviamente, ammettendo di non venire ancora una volta sorpresi dall’imprevidibilità della potenza di contagio del CoVid-19.
Se il picco in Italia verrà raggiunto, come prospettato, entro la fine del mese di marzo, il lockdown terminerà prima della bella stagione. Tuttavia, la fine della quarantena non indicherà comunque un ritorno immediato alle normali attività. Com’è chiaro, tutto cambierà. E i tempi di ripresa economica saranno tutt’altro che brevi.
Quanto può reggere l’economia nazionale?
Sin dall’inizio dell’emergenza i maggiori esperti del settore si sono confrontati per stabilire quanto Coronavirus e crisi impatteranno sull’economia nazionale. Ciò che appare chiaro – e inevitabile – è che il CoVid-19 lascerà in eredità all’Italia non solo un profondo sgomento ma anche una grossa recessione. La capacità di fronteggiare una tale situazione è scarsa: entro il 2021 ci si ritroverà a fare i conti con danni ingenti.
L’economia nazionale era già fragile prima dell’inizio della dichiarazione d’emergenza e della messa in atto (tardiva) delle misure di sicurezza. Con un debito pubblico al 133% e con gli attuali, scarsi, provvedimenti a sostegno delle attività produttive, l’Italia vedrà bruciare secondo le più ottimistiche stime del Cerved, un giro d’affari pari a 275 miliardi.
Una cifra già esorbitante, che si potrebbe aumentare esponenzialmente e arrivare a 641 miliardi (469 nel 2020 e 172 nel 2021) nel caso in cui l’emergenza si protraesse fino a dicembre. Ad avvertire in maniera particolare il colpo sono i settori del turismo (che da solo ha un valore pari al 13% dell’intera economia nazionale), della ristorazione, della cultura (musei, cinema, teatri), dell’automotive e del food in generale.
Gli economisti del colosso Morgan Stanley hanno, inoltre, evidenziato che per il 2020 e per il 2021 sarà in sofferenza anche il mercato del lavoro, con i tassi di disoccupazione che si attesteranno tra il 10 e l’11%.
La proposta shock: reddito di quarantena a tutti
A fronte di tutto questo, può il rimando di tasse e contributi essere un valido sostegno? E quanto può essere utile il contributo di 5 miliardi di euro per la cassa integrazione in deroga? Purtroppo queste e le altre misure del Decreto “Cura Italia”, come già accennato, non sono sufficienti. Non coprono i seri danni che Coronavirus e crisi porteranno a diverse categorie di lavoratori (si pensi ai liberi professionisti) e d’impresa.
Eppure, la crisi economica che il Paese sarà costretto ad attraversare non riguarda lo stato di salute delle aziende, ma cause di forza maggiore. Le imprese non chiudono per mancata perizia, ma perché costrette. Questo significa che, potendo lavorare, fatturerebbero quanto serve alla sopravvivenza, se non di più.
Partendo da questo assunto, l’economista Gianmario Cinelli, ricercatore all’Università Bocconi, e Antonio Costagliola, vicepresidente della banca d’investimenti Equita, hanno avanzato l’idea del reddito di quarantena (o di sopravvivenza). Non si tratterebbe di un bonus fine a sé stesso, ma di un modo per evitare che aziende e liberi professionisti diano fondo ai propri risparmi.
Attualmente, professionisti e imprenditori si ritrovano infatti a pagare salari e/o a investire senza di fatto guadagnare (o con guadagni ridotti all’osso). Il reddito di quarantena, che ammonterebbe a 751 euro e si baserebbe anche sulla sospensione di qualsiasi tipo di obbligazione, congelerebbe l’economia e salvaguarderebbe i patrimoni degli italiani.
C’è da precisare che la proposta shock andrebbe a interrompere anche le pensioni, il reddito di cittadinanza e i costi dei dipendenti pubblici, per fare in modo che tutti ricevano il sussidio. Se davvero si decidesse di optare per un simile provvedimento, in sostanza, si metterebbe in atto una misura colossale, mai vista neanche per le guerre. Ma che potrebbe, in potenza, salvare il delicato equilibrio italiano.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]