[vc_row][vc_column][vc_column_text]L’emergenza legata alla diffusione del Covid-19 ha radicalmente cambiato le abitudini degli italiani. Quarantena, distanza sociale e paure (più o meno giustificate e più o meno influenzate dall’infodemia), per esempio, hanno legato a doppio nodo Coronavirus e eCommerce, facendo esponenzialmente aumentare gli acquisti online.
È chiaro, però, che alcuni settori stiano vedendo aumentare le proprie vendite più di altri. Questo perché oltre alle abitudini sono cambiati anche i comportamenti d’acquisto, spostando al centro delle necessità degli italiani alcuni specifici prodotti e servizi.
A fornire una panoramica dettagliata è al momento Adabra, piattaforma di marketing automation specializzata in omnicanalità che ha lanciato Active Monitoring, un osservatorio sull’andamento delle vendite online in Italia.
Osservatorio eCommerce in Italia: quali settori sono in crescita
Adabra ha dunque dato vita a un vero e proprio osservatorio eCommerce in Italia. Lo studio della piattaforma si basa su dati raccolti dalla fine di febbraio ad oggi. Il più alto livello di crescita, per ovvie ragioni, si registra nel settore parafarmaceutico, con un 37% di fatturato in più rispetto allo scorso anno.
Il settore parafarmaceutico vede aumentare anche i risultati legati ai prodotti suggeriti (ovvero simili a quelli già visti o acquistati da utenti con comportamento d’acquisto simile): si è registrato il 67,8% di visualizzazioni in più, il 78,75% di click in più e il 68,10% di vendite in più.
Per nulla casuale è l’incremento del settore sport e fitness, che fattura il 33% in più rispetto al 2019. Non solo per gli acquisti finalizzati a tenersi in forma nonostante la quarantena forzata (+48% di fatturato e +50% di ordini) ma anche per il super food, che segna il 19% di fatturato.
Segue a ruota il settore food and grocery, che segna il 31% di fatturato in più rispetto allo scorso anno. Considerevole anche l’aumenti del tasso di conversione, che si attesta al 22% e decisamente fuori dall’ordinario il numero di visualizzazioni, click e vendite dei prodotti suggeriti: più 79,2%, 86% e 57,3%.
Positivi i dati anche per il settore fashion, che pur non raggiungendo le due cifre dei succitati settori si attesta al 6% in più di fatturato e registra dati signficativi per visualizzazioni, clic e vendite (più 36,05%, più 38,45% e più 27,65%), che sottendono un chiaro desiderio di normalità da parte degli italiani.
Rimane stabile invece il settore dell’editoria online, che con un 2% aumenta leggermente il fatturato. Interessante, invece, il tasso di visualizzazione dei prodotti suggeriti, che sale al 90,2%. A fare la differenza per la definitiva conversione in acquisto (il cui tasso si attesta al 34%) è il fattore click&collect.
Google Trends: cosa cercano gli italiani al tempo del Coronavirus
L’Active Monitoring inquadra anche le variazioni di ricerca registrate da Google Trends. I periodi di riferimento presi in esame fanno chiaramente intendere quanto, nel giro di poco tempo, gli italiani abbiano cambiato le proprie priorità.
Nel periodo che intercorre dal 17 febbraio al 17 marzo (primi giorni di diffusione dell’epidemia e, successivamente, di quarantena), si è impennata la ricerca di disinfettanti, igienizzanti e dispositivi di protezione individuale (nella fattispecie, di mascherine).
Negli ultimi 30 giorni e dunque in pieno Lock Down, a causa delle misure più rigorose e della mancanza (nella maggior parte dei casi) di contatti con l’esterno, i bisogni sono cambiati. A registrare un’impennata sono le ricerche legate a beni di prima necessità, e in particolare tutte le parole chiave legate al food and grocery.
Come spiegato da Nielsen nel report “eCommerce tracking, vendite online Week 8 2020 vs. Week 8 2019” il cambio di trends è dovuto a tre effetti: effetto stock, effetto prevenzione e salute ed effetto resto a casa.
L’effetto stock, il primo a verificarsi a causa del panico da contagio, è ciò che ha portato molti italiani ad assaltare i supermercati: il risultato è un’azione di massa che porta all’acquisto in grandi quantità (stock) di prodotti a lunga conservazione.
L’effetto prevenzione e salute è quello che abbiamo riscontrato nel periodo tra il 17 febbraio e il 17 marzo. Per “combattere” il contagio, la massa acquista qualsiasi tipo di prodotto legato all’igiene e alla disinfezione.
Infine, l’effetto resto a casa è quanto caratterizza l’attuale periodo e, in generale, tutti i giorni fino alla fine del lock down: diminuisce l’acquisto di beni superflui o legati alla vita fuori casa, mentre aumenta quello, cadenzato, di alimentari e prodotti necessari alla vita quotidiana.
Le aziende devono puntare sulla vendita online
Alla luce dei dati riportati da Adabra e da ciò che gli italiani cercano su Google, appare chiaro che la risposta al calo delle vendite e all’inevitabile crisi economica che segnerà i prossimi mesi è un più deciso focus sugli store online.
Se le imprese più smart si erano già servite di agenzie di comunicazione e di consulenze specializzate per realizzare il proprio eCommerce, questo salto di qualità deve e dovrà generalizzarsi. Per una mera questione di resistenza delle aziende nazionali è necessario che anche coloro che finora non avevano considerato la trasposizione sul web si aggiornino, imparino, comunichino.
Con una sempre più verosimile prospettiva di quarantena prolungata (si stima una possibile conclusione alla fine di maggio) gli eCommerce diventano parte integrante delle web strategies di resilienza. Questo non significa, chiaramente, rinunciare alle strategie di vendita offline.
Significa, piuttosto, integrarle a quelle online scoprendone le vaste opportunità e le potenzialità. Se è vero infatti che Coronavirus e eCommerce sono interconnessi, è altrettanto vero che si può fare di necessità virtù adeguandosi al 2.0 per non perdere più di quanto si è già perso.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]